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mercoledì 12 ottobre 2011

Naima . . .



































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John William Coltrane (Hamlet, 23 settembre 1926 – New York, 17 luglio 1967) è stato un sassofonista statunitense.
Tra i più grandi sassofonisti della storia del jazz, ha sicuramente lasciato un segno profondo nel tessuto di questa musica. "Trane", come fu anche soprannominato, è stato uno dei più importanti innovatori del jazz degli anni sessanta, ponendosi come cerniera tra la poetica del bebop e la rivoluzione del free jazz.
Il pensiero musicale di Coltrane, colto nelle diverse fasi della sua evoluzione, ha creato folle di proseliti e di imitatori tutt'oggi attivi sui più disparati palcoscenici del mondo. Il passaggio breve ma intenso di questo grande musicista sulla scena del jazz ha marcato un profondo discrimine tra la musica degli anni cinquanta e quella degli anni seguenti: in appena un secolo di storia, il jazz si è trasformato da musica popolare in musica colta.
"Naima" is a ballad composed by John Coltrane in 1959, and named after his then-wife, Juanita Naima Grubbs. It first appeared on the album Giant Steps, and is notable for its use of a variety of rich chords over a bass pedal. It is mainly made up of a slow, restrained melody, though there is also a brief piano solo.

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A Love Supreme . . .




































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A Love Supreme è un album di John Coltrane registrato il 9 dicembre 1964 agli studi Van Gelder, a Englewood Cliffs, in New Jersey. Ritenuto il capolavoro di Coltrane ed uno dei dischi più importanti della storia del jazz, nel 2003, l'album è stato inserito alla posizione numero 47 nella lista dei 500 dischi migliori di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone.
L'album è una suite in quattro parti. Viene inteso come un album spirituale, che rappresenta la personale lotta per la purezza dell'artista. La quarta traccia, Psalm, è la "lettura" con il sassofono di una poesia dello stesso Coltrane inclusa nelle note di copertina.
Una versione alternativa di Acknowledgement è stata registrata il giorno successivo, il 10 dicembre 1964. In questa versione sono presenti il sassofonista Archie Shepp ed il bassista Art Davis. Una esibizione live dell'intera suite venne registrata durante un concerto ad Antibes, Francia, nel 1965, e fu rimasterizzata e pubblicata in versione doppio cd nel 2002 dalla Impulse! Records, insieme all'album originale e ad alcuni brani scartati durante le registrazioni.La prima composizione del disco, Acknowledgement, contiene il mantra «A Love Supreme» ("Un amore supremo") che dà il titolo all'album, ripetuto più volte dallo stesso Coltrane. Fondamentalmente tutto il concetto alla base dell'opera, esprime la profonda gratitudine provata dall'artista verso un'entità superiore che lo ispira nel suo cammino. L'artista ammette che il talento da lui posseduto è dono di un potere soprannaturale spirituale più elevato.Si racconta che nel 1964 Coltrane, che era solito praticare ogni sera la meditazione yoga, durante una seduta sentì una musica nuova risuonare nella sua mente. Tornato allo stato vigile, si convinse che non poteva che trattarsi di un messaggio inviatogli da Dio. Coltrane meditò a lungo una nuova opera, di cui volle curare anche la produzione. Fu lui a scegliere la foto che lo ritrae, con espressione seria, sulla copertina. È una foto in bianco e nero, cosi come in austero bianco e nero è pubblicato tutto l'album. Fu ancora Coltrane a far stampare, all'interno, non le solite note di copertina, bensì una sua breve presentazione e una sua poesia, intitolata anch'essa A Love Supreme.

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martedì 11 ottobre 2011

Take the 'A' train . . .



































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Take the A Train è uno standard jazz composto da Billy Strayhorn.È ispirato alla linea "A" della metropolitana di New York, che al tempo portava da eastern Brooklyn fino ad Harlem ed alla parte settentrionale di Manhattan. Divenne il pezzo di punta di Duke Ellington e spesso era il primo pezzo eseguito da Ella Fitzgerald nei suoi concerti.
L'uso della composizione di Strayhorn come sigla si rese necessario quando, nel 1940, la ASCAP (American Society of Composers and Publishers) aumentò le proprie tariffe per le performance radiofoniche (era il modo in cui la maggior parte della musica di Ellington era fruita). Duke si rivolse allora a Strayhorn e a suo figlio Mercer, entrambi membri della BMI, una concorrente della ASCAP, per "Scrivere un nuovo repertorio per l'orchestra". "Take the A Train", uno dei molti pezzi di Strayhorn già in repertorio, prese così il posto di "Sepia Panorama" come sigla.
Stando a Mercer Ellington, fu lui a recuperare il pezzo dall'immondizia, dopo che Strayhorn lo aveva scartato perché gli pareva troppo nello stile di Fletcher Henderson.
La canzone era stata composta nel 1938, e il suo titolo fa riferimento all'espresso 'A' della metropolitana di New York che all'epoca andava dall'estremo est di Brooklyn fino ad Harlem e all'estremo nord di Manhattan, connettendo quelli che al tempo erano i più popolosi quartieri di colore, Bedford Stuyvesant e Harlem.Strayhorn disse di avere anche scritto un testo per il brano, ma questo fu registrato per la prima volta con parole composte da (o per) i Delta Rhythm Boys. L'orchestra di Ellington usò il testo creato da Joya Sherrill, che a 17 anni (nel 1944) inventò le parole nella sua casa di Detroit ascoltando la canzone alla radio. Suo padre, un noto attivista nella comunità afroamericana di Detroit, organizzò un incontro con Ellington, che, favorevolmente impressionato da Joya, la assunse come cantante e adottò il suo testo per "Take the A train". Nell'orchestra, il cantante che interpretò più spesso questo brano fu il trombettista Ray Nance, che aggiungeva spesso numerosi chorus in stile scat, e che fu anche l'autore dell'assolo nella prima registrazione.

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Night and Day . . .





































Night and Day è un brano scritto da Cole Porter nel 1932 per la commedia musicale Gay Divorce, ed è una delle composizioni più celebri del cosiddetto "Great American Songbook".
Quando il musical (ampiamente rimaneggiato, al punto da conservare pochissime canzoni dell'originale teatrale) fu convertito in un film dal titolo "The Gay Divorceè" (1934), con Fred Astaire e Ginger Rogers il brano fu promosso come uno dei punti di forza della pellicola.
La canzone è diventata negli anni uno dei più famosi standard jazz, interpretato da numerosi musicisti tra cui Frank Sinatra. Una delle più recenti (2004) interpretazioni cinematografiche è quella dell'attore-cantante John Barrowman, nel film De-Lovely,

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All The Things You Are . . .






































All the Things You Are è una canzone composta da Jerome Kern, con parole di Oscar Hammerstein II, scritta nel 1939 per il musical Very Warm for May, e fu cantata per la prima volta da Hiram Sherman, Frances Mercer, Hollace Shaw, e Ralph Stuart. Nel 1944 fece la sua comparsa nel film Broadway Rhythm, e fu suonata durante i ringraziamenti d'apertura e come leitmotiv del tema per la commedia romantica A Letter for Evie, dell'anno seguente.


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Ornithology . . .


































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Ornithology è uno standard jazz Bebop composto da Charlie Parker e da Benny Harris.
Il curioso titolo della composizione (in italiano "ornitologia") è un riferimento al celebre soprannome di Parker, "Bird" (uccello). Charlie Parker registrò il brano per la prima volta il 28 marzo 1946 per l'etichetta Dial. Il brano, uno dei più conosciuti di Parker, è stato introdotto nella Grammy Hall of Fame nel 1989. Il brano, oltre ad essere stato riproposto in concerto moltissime volte da Parker stesso e da altri jazzisti bebop, fu all'epoca anche pubblicato come singolo con sul Lato B A Night in Tunisia, altro celebre standard jazz. Ornithology è in realtà una contraffazione, trattandosi di una nuova melodia scritta sopra la progressione di accordi di un'altra canzone, per la precisione lo standard jazz How High the Moon (sul quale sono basati moltissimi altri brani bebop). Nel jazz, un contraffazione è una composizione musicale costituita da una nuova melodia sovrapposta ad una struttura armonica pre-esistente. Il termine può anche essere spiegato come l'uso di progressioni di accordi presi in prestito al fine di creare qualcosa di nuovo e indipendente. Come metodo di composizione, la "contraffazione" è stata di particolare importanza nel 1940 per lo sviluppo del bop, dal momento che ha permesso ai vari jazzisti di creare nuovi pezzi su cui potevano poi improvvisare immediatamente, senza dover chiedere il permesso o pagare i diritti d'autore per materiali protetti da copyright (infatti, mentre le melodie possono essere protette da copyright, le strutture di base armoniche no).

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Desafinado . . .



































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Alla fine degli anni cinquanta, Antonio Carlos Jobim e il suo amico e collega Newton Mendonça passarono molto tempo insieme a comporre nuove canzoni. I due si alternavano al pianoforte a casa di Mendonça, spesso assistiti da sua moglie, e da questi incontri nacquero alcune delle più celebri canzoni del repertorio della nascente bossa nova: Foi a noite, Discussão, Meditação e Samba de uma nota só.
Anche se era già un affermato autore, avendo lavorato spesso con il poeta Vinicius de Moraes, e nonostante avesse un posto fisso come direttore musicale alla casa discografica Odeon, Antonio Carlos Jobim continuava a suonare nei locali notturni di Rio de Janeiro per arrotondare i magri guadagni come autore. Anche il pianista Newton Mendonça si guadagnava da vivere nello stesso modo. Uno dei crucci dei due musicisti era il fatto di essere costretti ad accompagnare tutte le sere cantanti che consideravano pessimi e questo, in qualche modo, li frustrava.
In uno degli incontri a casa di Mendonça, nel 1958, i due composero Desafinado, dedicandola a quei cantanti "stonati" che erano costretti ad accompagnare nelle nottate passate nei fumosi e spesso malfamati locali di Rio. L'idea era di fare un pezzo apparentemente leggero, ma ritmicamente e armonicamente talmente difficile da mettere in difficoltà i cantanti più scarsi che non sarebbero riusciti a interpretarla. Una sorta di piccola vendetta nei loro confronti.
Il 45 giri di Desafinado e l'album ebbero un successo clamoroso. La carriera di Stan Getz ebbe un rilancio insperato dopo un periodo piuttosto fiacco durante il quale il suo modo di suonare sembrava superato. Il celebre sassofonista divenne il principale esponente del nuovo stile che mescolava i nuovi ritmi brasiliani con il jazz più cool. Nei due anni successivi, sempre con la sua versione di Desafinado come cavallo di battaglia, incise altri dischi di jazz samba con la Verve, fino all'incontro con i brasiliani, quelli veri, che l'avevano ispirato.
Dopo il successo della versione strumentale di Stan Getz e Charlie Byrd, Creed Taylor fece subito incidere una versione vocale di Desafinado ai migliori cantanti della scuderia Verve. Il testo in inglese fu affidato a Jon Hendricks e Jesse Cavanagh e la canzone divenne Slightly Out Of Tune, anche se spesso è indicata solo come Off Key. Diversamente da altre canzoni brasiliane tradotte (come ad esempio Garota de Ipanema/The Girl From Ipanema), Desafinado mantenne comunque il suo titolo originale nella maggior parte dei dischi, forse perché composto da una sola parola.
Il testo è un piccolo capolavoro di umorismo e ironia. Il protagonista è, appunto, un cantante che si rivolge alla sua amata tendando di giustificarsi di fronte alla critica di essere stonato. Da tutto il testo traspare un forse non del tutto voluto doppio senso, tra il cantante stonato e il non soddisfacente amante.

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Body & Soul . . .




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Body and Soul was written in London for Gertrude Lawrence and was first recorded by Jack Hylton and his orchestra. Rising quickly to popularity, Libby Holman introduced it in the U.S. in the 1930 Broadway revue Three's a Crowd and it was used as the theme to the 1947 film, Body and Soul. Like many pop songs of the time, it became a jazz standard, with hundreds of versions performed and recorded by dozens of artists.
As with many pop standards, there are variations on the lyrics, primarily between renditions by male and female performers. Classic vocal recordings include those of Ella Fitzgerald, Annette Hanshaw, Billie Holiday and Frank Sinatra.
Among the most famous of these is the take recorded by Coleman Hawkins and His Orchestra on October 11, 1939, at their only recording session for Bluebird, a subsidiary of RCA Victor. The recording is unusual in that the song's melody is never directly stated in the recording; Hawkins' two-choruses of improvisation on the tune's chord progression constitute almost the entire take. In 2004, the Library of Congress entered it into the National Recording Registry. The tune remained popular with jazz musicians throughout the twentieth century, with arrangements recorded by John Coltrane on his "Coltrane's Sound album (1964) and Charles Mingus on "Mingus Plays Piano" (1963), to name a few.

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lunedì 10 ottobre 2011

Watermelon Man . . .



































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Quella di Herbie Hancock è una carriera talmente grande e complessa che rischia di far venire le vertigini.
E’ davvero impressionante la vastità, la varietà e la qualità di una parabola artistica che sovente è stata ulteriormente arricchita da collaborazioni d’ogni genere. L’ultima impresa è di pochi giorni fa con il trionfale concerto tenuto alla Scala con l’emergente pianista classico Lang Lang.
Ma proviamo a fare qualche passo indietro verso la fine degli anni ‘60. In quel periodo il vento di rinnovamento che soffiava sul mondo del jazz spingeva il giovane talento ad interessarsi agli strumenti elettronici e contemporaneamente ad avvicinarsi ad altre forme stilistiche tra cui il funk.
E così dopo la sperimentazione spinta ed eterea nei primi dischi degli anni ‘70, Hancock vira decisamente verso un jazz più concreto, immediato e sanguigno. Per farlo decide di formare una nuova band chiamata Headhunters in cui il solo Bennie Maupin è reduce dal sestetto precedente.
Il successo clamoroso dell’album gli scatenerà contro orde di puristi jazz ma il tempo che è galantuomo restituirà il giusto valore a un’opera che ha imposto un nuovo modello di jazz fusion ed è tuttora fonte d’ispirazione per tanti musicisti jazz, funk, soul e hip hop.
Watermelon man” è l’unica traccia non inedita del disco dato che originariamente era stata pubblicata nell’album d’esordio “Takin’ Off” del 1962 e qui viene nuovamente arrangiata da Hancock e dal batterista Harvey Mason. Con gli anni è divenuta uno standard jazz essendo stata registrata più di 200 volte e campionata spesso come base in molte versioni hip hop.
Come in tutto l’album, la canzone offre una notevole quantità di sintetizzatori tutti suonati da Hancock, una sezione ritmica che introduce robuste iniezioni di rhythm & blues e naturalmente l’inconfondibile groove funk che domina su tutto.
Il pezzo è introdotto da un suono morbido, esotico e surreale che ricorda certi flauti africani usati dai pigmei ed è stato ottenuto soffiando in una bottiglia di birra.
Da notare l’assenza completa delle chitarre che qui vengono rimpiazzate dall’uso del clavinet come spesso accade nel funk. Nel corso del brano, tramite il suo sterminato armamentario di sintetizzatori, Hancock definisce al meglio l’atmosfera di un funk rilassato e disteso che si giova non poco dell’avvolgente intreccio ritmico tra il basso di Paul Jackson ed il sax di Bennie Maupin.
Un pezzo che cattura immediatamente muovendosi con languida e insinuante disinvoltura tra le spire del jazz e del funk.

Da Musicarmonica.com

The days of wine and roses . . .


































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Henry Mancini nacque in Ohio da una famiglia abruzzese originaria di Scanno, che si trasferì poco dopo in Pennsylvania. Si avvicinò alla musica a otto anni, grazie al padre Quinto, un lavoratore dell'industria siderurgica con la passione per il flauto che scelse per il piccolo Henry l'ottavino come primo strumento. A dodici anni iniziò a studiare pianoforte, per proseguire poi con la composizione sotto la guida di Mario Castelnuovo-Tedesco.
Nel 1942, terminate le scuole superiori, si trasferì a New York per frequentare la scuola musicale Juilliard School. La seconda guerra mondiale gli impedì però di completare gli studi: fu chiamato sotto le armi, e fino al 1945 servì in aeronautica e in fanteria.
Finita la guerra fu chiamato come pianista e arrangiatore nell'orchestra di Glenn Miller, in via di riorganizzazione dopo la prematura scomparsa del grande musicista, avvenuta durante il conflitto. Si innamorò della cantante dell'orchestra, Virginia O'Connor, che sposò nel 1947. Dal loro matrimonio nacquero tre figli.
Nel 1962 ottenne il terzo Oscar per The Days of Wine and Roses, canzone che dava il titolo all'omonimo film con Jack Lemmon.
In oltre quarant'anni di carriera nel cinema, Henry Mancini firmò le musiche di oltre cento film e vinse quattro Oscar su 18 nomination, a cui vanno aggiunti 20 Grammy e due Emmy. Pubblicò più di 50 album, con oltre 300 milioni di copie vendute in tutto il mondo, e compose oltre 500 canzoni.

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Autumn leaves . . .


































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'Les feuilles mortes'/Autumn Leaves è una canzone composta nel 1945 da Joseph Kosma su versi di Jacques Prevert e divenuta uno standard jazz. Il testo della versione inglese fu scritto da Johnny Mercer. La stessa canzone è il titolo dell'ononimo film pubblicato nel 1956. La versione originale francese comprende lunghe sezioni di recitativo che mancano nella versione inglese: anche il significato del testo cambia tra le due versioni: nella versione francese è più triste e drammatico, mentre nella versione inglese - la storia un po' convenzionale del ricordo di un amore finito - la drammaticità è stemperata.

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The Girl From Ipanema . . .


































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Garota de Ipanema (La ragazza di Ipanema, The Girl From Ipanema nella versione in inglese) è una canzone composta da Vinicius de Moraes e Antonio Carlos Jobim ed è forse il brano di bossa nova brasiliana più noto e più eseguito al mondo.
Secondo la versione più diffusa della storia, il poeta Vinicius de Moraes e il compositore Antonio Carlos Jobim trassero l'ispirazione per la canzone nel periodo in cui i due frequentavano, pare assiduamente, un locale di Rio de Janeiro sul litorale di Ipanema, il Veloso, in Rua Montenegro, davanti al quale passava regolarmente una giovane e bella ragazza nel suo tragitto tra casa e scuola. La giovane colpì talmente de Moraes che il grande poeta decise di dedicarle dei versi, quasi un inno alla bellezza della donna brasiliana. La "musa" di Jobim e de Moraes si chiamava Heloísa Eneida Menezes Pais Pinto, o più brevemente Helô, e abitava poco distante dal Veloso, al numero 22 di Rua Montenegro. I due la videro effettivamente spesso nell'inverno del 1962, anche perché Helô, che all'epoca aveva 15 o 16 anni, era cliente dello stesso bar, dove si recava per comperare le sigarette alla madre. La ragazza era effettivamente alta e, all'epoca, mora, con gli occhi azzurri, abbronzata e verosimilmente molto bella. Forse non ispirò direttamente la canzone, che probabilmente era già stata in parte scritta, ma sicuramente divenne, nell'immaginario di de Moraes, il perfetto esempio della bellezza brasiliana descritta nei suoi versi

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